Il mammut Gaetano
Il cortile interno del Museo ospita una riproduzione a grandezza naturale di un mammut lanoso (Mammuthus primigenius), che negli anni è diventata una vera e propria mascotte, amata da grandi e piccini: il suo nome è Gaetano.
Il modello fu realizzato in occasione della grande mostra che si tenne nel 1989 presso l’ex convento di San Francesco, dedicata alle testimonianze del Pleistocene nel territorio tra i fiumi Brenta e Tagliamento.
Infatti, nel 1974 a Vidor, in provincia di Treviso, durante i lavori di sbancamento di una cava, vennero ritrovati i resti ossei di quello che appunto fu riconosciuto come un mammut lanoso e che oggi è conservato presso il Museo di Crocetta del Montello.
Dal 2025, il mammut Gaetano si inserisce all’interno di un racconto più ampio:
"25.000 anni fa, la Terra viveva un lungo inverno. Le stagioni, come le conosciamo oggi, non esistevano ancora. Qui si estendeva una vasta steppa, un paesaggio inospitale, sferzato da venti taglienti che impedivano la crescita dei boschi. Solo l’erba resisteva, nascosta sotto pesanti strati di neve. Sullo sfondo della pianura si ergevano imponenti muraglie di ghiaccio, che si spingevano fino a dove oggi sorgono le montagne venete e friulane. In questo clima polare si formò un ecosistema unico".
Con queste parole il paleoartista e restauratore Alberto Magri introduce la sua scenografia monumentale che, collocata alle spalle del mammut, offre una rappresentazione suggestiva di come appariva la pedemontana friulana durante l’Ultimo Massimo Glaciale.
Il mammut viene celebrato anche da un trittico ligneo dal titolo I mammut duellanti, realizzato sempre dall’artista Magri e collocato all’interno della sala “Chalvien”: l’opera raffigura due giovani mammut lanosi durante un intenso scontro che comunica la forza e la brutalità della natura preistorica.
La stessa opera viene riproposta in chiave ornamentale sulla trifora della facciata principale di Palazzo Amalteo, a fungere da richiamo simbolico per il Museo.